In ricordo di

Antonio Schiochet

Nato a Galliera Veneta il 10 Agosto 1931
Deceduto a Cittadella il 31 Marzo 2010

La famiglia

Antonio Schiochet fu il primo di tre fratelli e tre sorelle.
Fin dalla giovane età coltivò un’interesse per lo studio e la lettura. Alle elementari fu selezionato tra gli studenti per scrivere una lettera al duce.
Finì la 5° elementare con il massimo dei voti e iniziò subito a lavorare.
Con la famiglia si trasferì per motivi di lavoro a Roma, dove visse per alcuni anni.

Un uomo forte

Gli anni nell’esercito italiano

All’età di 19 anni entrò a far parte dell’esercito dove prestò servizio per 18 mesi a Casale Monferrato con il ruolo di attendente del comandante della caserma.
Al ritorno intraprese il lavoro di falegname, seguendo le orme di suo padre e, da allora, prese avvio la sua carriera d’artigiano, ottenendo molte soddisfazioni professionali (eseguì il restauro degli infissi e del tetto dell’attuale Villa Imperiale Cappello a Galliera Veneta).

Maestria e rigorosa devozione lo accompagnarono lungo tutto il suo percorso.
Fu una persona generosa e con un gran cuore, umile e sempre disposto ad aiutare il prossimo.
Cattolico praticante, andava ogni domenica a messa.

Un marito

Il matrimonio con la sua amata

Si sposò con Bruna Cavicchiolo nel 1959, una compaesana.
Il loro legame ha dato vita a tre figli e tre nipoti.
Ha sempre messo in primo piano la famiglia e i suoi figli, senza mai far mancare nulla a nessuno dei tre.
Instancabile lavoratore ha continuato ad aiutare in falegnameria ben oltre la pensione, fino
ai suoi ultimi anni.

Un uomo saggio

Esempio di fotografia in bianco e nero colorata grazie all’AI

Amava guidare le due ruote, come moto aveva una lambretta 150. Non ha mai guidato l’auto perchè non gli interessava, dato che già la guidava la moglie Bruna.
Leggeva tantissimo, amava curiosare nelle enciclopedie e dispensare pillole di saggezza ad amici e parenti. Se desideravi sapere qualcosa di un qualsivoglia argomento potevi sempre provare a chiedere a “Tony”!

Amava parlare in dialetto e ricordare ai figli le parole oramai in disuso della sua giovinezza.

i racconti

I suoi aneddoti

Raccontava spesso aneddoti della seconda guerra mondiale e delle avventure che compivano i partigiani, avendo vissuto quegli anni in
prima persona. Ricordava molto bene anche i sacrifici del popolo italiano nel dopoguerra compiuti per ripartire economicamente.

Il suo animo determinato non lo ha mai abbandonato.

Adorava raccontare le storie di quando era bambino ai suoi nipoti. 
Adorava vederli sorridere alle battute che faceva.

Dedica dei figli

Caro papà, Ogni giorno ci manchi di più, ma sappiamo che sei sempre con noi, guidandoci lungo il cammino della vita. Le tue parole sagge e il tuo amore incondizionato ci hanno reso le persone che siamo oggi. Il tuo spirito vive in noi, e continueremo a onorare il tuo ricordo con ogni passo che facciamo. Ti amiamo, papà, per sempre e sempre.